Pubblicato su Metro il 18/04/2008
Vivono a Londra da quando sono nate. Sono ragazze occidentali per cultura e musulmane per tradizione. Hanno fatto del sesso, perché la natura fa il suo corso, ma per sposarsi vengono spedite al Paese d’origine. Dove, senza l’imene, il delicato profilo interiore, saranno isolate dalla famiglia, ripudiate, e senza futuro. Vale anche se sono state violentate, anzi, nel caso, vergogna doppia. Il servizio sanitario inglese, in modo fin troppo pratico, ha così scelto di finanziare le operazioni di imenoplastica ai soggetti in situazione di tale drammaticità.
Quasi una follia, vista dall’Italia, dove comunque la ricostruzione dell’imene è richiesta, inserita tra le operazioni di ringiovanimento vaginale di gran moda. Ma né l’ironia del libro della Littizzetto, “Rivergination”, né l’immigrazione musulmana hanno alcuna influenza sulle clienti del dottor Matteo D’Ambrosio, specialista in chirurgia plastica che opera a Milano. «Da noi le donne che richiedono l’imenoplastica non hanno quasi mai problemi di natura religiosa o culturale, ma dovuti a violenze subite, a rapporti sbagliati, o prematuri. Sono ragazze piuttosto giovani, sempre accompagnate dai genitori. Ma è solo negli ultimi due anni che molte donne hanno trovato il coraggio di farsi visitare. In Italia non siamo in molti a praticarla, e parlo di specialisti, di chi ha alle spalle un doveroso curriculum e non di chi si improvvisa». Quante? «Posso valutare se ne eseguano una trentina di casi all’anno in tutto il Paese» dice ancora D’Ambrosio. Ma è una cosa estremamente diversa dalle operazioni di ringiovanimento vaginale. «Non è un disagio estetico, non è organico, non è periferico. È centrale. Chi la richiede vuole guarire dal suo disagio psichico». Ricucire una ferita interiore, invisibile, come l’imene. «Sono pazienti tutte molto timide, introverse, a parte una signora, che ricordo bene, di trent’anni, in questo caso fin troppo estroversa… Voleva rinnovarsi, perché doveva andare in sposa ad un benestante. Non mi disse molto di più». Altre richieste astruse, o curiose? «Peggio. Una famiglia che portò la figlia per farle l’infibulazione. Ho fatto loro leggere la legge italiana. Non faccio nulla che abbia motivazioni religiose. Nemmeno la circoncisione». Le clienti che rivogliono il loro imene da dove arrivano? «Da tutta Italia, ma pochissime dalle isole». L’operazione? «Semplicissima. Si usano dei lembetti di mucosa. Le membra sfrangiate vengono ricomposte. Un lavoro relativamente veloce, ma certosino. In sedazione. Dormono un po’. Poi, una settimana, prima di avere un imene che può considerarsi nuovo». I costi. «Dai 4 ai 6 mila euro tutti compreso».